Il fatto che esista una percentuale di soggetti in cui la dipendenza da insulina esogena è transitoria, la malattia vada incontro a remissione e la necessità di assumere il farmaco diminuisca totalmente, non significa che ciò possa accadere spontaneamente.
Se trascurato, il diabete mellito nel gatto, infatti, può provocare conseguenze molto gravi che vanno da un aggravamento della malattia allo sviluppo di altre forme patologiche.
Disidratazione
Il mancato controllo dell’aumento della glicemia aumenterà la gravita dei sintomi clinici, come la letargia e la debolezza, ma anche di quei fenomeni che possono determinare il coinvolgimento di altre funzioni dell’organismo. L’aumento del quantitativo di urina prodotto, a lungo andare, non potrà più essere compensato con l’aumento di assunzione di acqua da parte del gatto, che andrà quindi incontro a disidratazione.
Il segnale tipico di disidratazione è la perdita di elasticità della cute che, se pizzicata, ci impiegherà molto tempo a tornare distesa. Altri segnali si possono ritrovare osservando la lettiera: le feci risulteranno molto dure e piccole.
Nei casi più gravi, gli occhi appaiono infossati. La disidratazione si accompagna a letargia, debolezza, inappetenza e frequenza cardiaca elevata.
Ipotensione
A causa della disidratazione diminuisce il volume di sangue circolante con conseguente abbassamento della pressione sistemica sanguigna (ipotensione).
Ciò determina un aggravamento della sintomatologia finora elencata e si ripercuote sulla funzionalità dei reni, già sottoposti a stress.
Chetosi
Inoltre, la carenza di insulina impedisce alle cellule di utilizzare il glucosio come fonte energetica, costringendo l’organismo a scegliere i grassi come alternativa.
Questo necessariamente porta alla produzione di corpi chetonici prima e ad una condizione di chetosi poi, con i sintomi ad essa correlati: alito dal forte odore di acetone, letargia, disidratazione, tachipnea (respirazione accelerata), tachicardia (aumento della frequenza cardiaca).
Neuropatia
Accanto a tutte queste problematiche, approssimativamente nel 10% dei gatti diabetici si sviluppa una neuropatia diabetica, la cui forma neurologica più comune è l’atteggiamento plantigrado: i garretti toccano il suolo durante la deambulazione e la capacità di saltare è spesso compromessa.
Possono anche essere identificate debolezza degli arti posteriori e atrofia muscolare correlate ad una diminuzione della velocità di conduzione nervosa motoria e sensoriale. Sebbene gli arti posteriori siano colpiti per primi, i segni possono progredire verso quelli anteriori.
È chiaro che con il diabete non si scherza, ma una buona attenzione ai segnali che il nostro gatto ci manda, la consapevolezza del ruolo di una corretta terapia e un dialogo costruttivo con il veterinario possono donare al gatto diabetico una buona qualità di vita e, in alcuni casi, possono anche condurlo alla guarigione.
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